Il fibroma uterino: cosa c’è da sapere

Conosciuto anche con il nome di leiomiomi o, più semplicemente miomi, il fibroma uterino è un tumore benigno della muscolatura dell’utero. Si sviluppa appunto nell’utero ed è abbastanza comune nelle donne.

Sei a rischio fibroma?

Purtroppo colpisce circa il 30% del mondo femminile e non sempre lo si individua mediante dei sintomi specifici.
In alcuni casi, infatti, lo si scopre solo dopo aver effettuato una visita ginecologica o dopo un’attenta ecografia.

Fortunatamente, però, meno di un caso su mille diventa maligno.

Non farti spaventare dalla parola tumore. Di norma, se il fibroma uterino non provoca dolore e non interferisce con il flusso mestruale, non è necessario intervenire. Ad ogni modo, è sempre bene tenerlo sotto controllo nelle dimensioni e, soprattutto, è di fondamentale importanza farsi seguire da un bravo medico.

La fascia di età maggiormente colpita è quella che va dai 30 ai 40 anni. Mentre, la fascia successiva, ovvero quella che va dai 40 ai 50 anni colpisce ancora di più: almeno una donna su tre ne è affetta. Dunque, un dato alquanto importante.

Devi porre attenzione a diversi campanelli d’allarme.

Uno fra tutti è il flusso del ciclo mestruale: se aumenta repentinamente e in modo poco familiare, bisogna porre attenzione e rivolgersi subito al proprio ginecologo. Un altro sintomo riconducibile al fibroma uterino è quel senso di peso che si colloca nella zona pelvica obbligandoti ad una minzione molto più frequente rispetto al tuo solito.

Per cui la raccomandazione è di non sottovalutare i cambiamenti del tuo corpo e quelli legati alla sua funzionalità.

Anatomia dell’utero

E’ molto importante conoscere il proprio corpo e la sua anatomia. Ed è altrettanto importante affidarsi ad un medico, non solo in caso di sintomi “particolari” ma anche per visite di routine (che sono il primo passo per prevenire o individuare in tempo tutte le patologie dell’utero!)

L’utero è un organo genitale femminile formato da tre strati (tonache) ed è collocato al centro della piccola pelvi. L’endometrio è lo strato più interno, mentre la parte inferiore dell’utero è chiamata cervice e, quest’ultima è collegata con la vagina. Invece, tra l’uretra (l’apertura della vescica) ed il retto è collocata l’apertura vaginale.

Questo organo lavora autonomamente ma in realtà “collabora” anche con la vescica, con il retto, con le anse intestinali e infine, appunto, con la vagina.

La sua particolare forma ricorda il disegno di una pera rovesciata: presenta infatti una parte molto larga in alto, mentre, in basso, si restringe notevolmente. E proprio qui, in basso, l’utero entra in stretto contatto con la vagina.

Le sue dimensioni sono piuttosto standard e variano davvero di poco tra un corpo e l’altro. Normalmente, l’utero è lungo tra i sette e gli otto centimetri. Possiede un diametro trasverso di circa quattro o cinque centimetri ed infine, è caratterizzato da un diametro antero-posteriore di quattro centimetri.

Le sue forme e le sue grandezze variano molto nel corso della vita di una donna. In giovanissima età fino alla pubertà, l’utero si presente con una forma molto più allungata. Quando poi la donna diventa adulta, quest’ultimo assume la forma che ti abbiamo appena descritto per poi cambiare nuovamente durante il corso di una eventuale gravidanza.

In quest’ultimo caso, al termine del nono mese di gestazione, il volume complessivo dell’utero può aumentare fino a cento volte rispetto alla sua normale forma e grandezza. Il peso complessivo dell’utero può addirittura sfiorare il chilogrammo a differenza dei suoi sessanta, massimo settanta grammi.

Per cui, come potrai facilmente dedurre, durante tutte le tappe più importanti della tua vita, l’utero cambierà più volte le sue forme e le sue dimensioni.

Infine, una volta partorito, l’utero ritornerà nella sua forma naturale, tuttavia però, non tornerà più identico a prima.

Come già scritto, dunque, l’utero segue il naturale ciclo della vita e durante la fase della menopausa si evolverà ancora diminuendo le sue dimensioni assumendo quindi una particolare forma ellittica schiacciata.

Patologie dell’utero

Le possibili patologie legate all’utero sono svariate e sarà bene conoscerle ed agire tempestivamente in caso di necessità.

Oltre al fibroma uterino sopra citato esistono tante altre problematiche ad esso legate, e quest’ultime possono risultare – dopo un’attenta analisi compiuta da uno specialista – più o meno gravi.

Una tra le più conosciute è proprio l’endometriosi.
Grazie anche ai social network ed all’opinione pubblica, questa patologia è stata ampiamente approfondita. Quello che ieri era un tabù o semplicemente poco conosciuto, oggi è diventata una tematica attuale e spunto di riflessione, nonché di maggiore studio. E’ di fondamentale importanza sensibilizzare il pubblico, soprattutto femminile, perché è giusto confrontarsi e conoscere questa patologia che purtroppo, in casi gravi, diventa invalidante.

Quando si parla di endometriosi ci si riferisce ad una malattia infiammatoria cronica, spesso molto dolorosa. Tutto questo nasce dalla presenza dell’endometrio – ovvero della mucosa che appartiene alla cavità uterinaesternamente, in luoghi dove non dovrebbe essere presente, come: ovaie, pelvi, intestino, vescica e ureteri.

L’adenomiosi è una variante dell’endometriosi che si sviluppa internamente all’utero. Non è semplicissimo identificarla in quanto non presenta sintomi specifici, se non quelli che coinvolgono anche la problematica sopra citata.

Normalmente i sintomi sono legati al flusso mestruale e alla sua eccessiva abbondanza che arriva quasi improvvisamente. Colpisce circa il 20% delle donne e purtroppo spesso non presenta altre tipologie di sintomi.

Un’altra patologia è il tumore al collo dell’utero. Ad oggi quest’ultimo rappresenta il quarto tumore più comune nella donna dopo il cancro alla mammella, del colon-retto e del polmone.

Il tumore al collo dell’utero presenta dei sintomi ben specifici e sarà bene non ignorarli. Se ti capita di avere delle perdite di sangue anomale, legate anche a fattori differenti come ad esempio dopo un rapporto sessuale o tra un ciclo e l’altro, rivolgiti immediatamente al tuo medico.

Infine, ti parliamo della sindrome dell’ovaio policistico. Anche questo, assieme all’endometriosi, viene spesso trattato anche a livello mediatico con lo scopo di sensibilizzare tante giovani donne.

Si tratta di una vera e propria patologia endocrina e quest’ultima colpisce fino al 10% della popolazione femminile.

Classificazione del fibroma uterino

Esistono quattro tipologie differenti di fibroma uterino.

Il fibroma sottomucoso è quello meno diffuso. La sua peculiarità è quella di sviluppare una sintomatologia piuttosto precoce. E questo succede anche quando il fibroma non ha raggiunto dimensioni particolarmente grandi. Si colloca verso la parte interna della cavità dell’utero, protraendosi verso l’endometrio.

Il fibroma intramurale si sviluppa nella parete muscolare dell’utero e si tratta della tipologia più diffusa.

Passiamo poi al fibroma sottosieroso. Quest’ultimo si sviluppa nella parte più esterna dell’utero e cresce appunto verso l’esterno. Si presenta come una protuberanza avvolta dal peritoneo. Potrebbe inoltre essere peduncolato.

Il fibroma infralegamentario si sviluppa tra i due foglietti che riguardano il legamento uterino.

Cura e terapie

Nonostante non sia un tumore maligno, il fibroma uterino deve comunque essere tenuto sotto controllo con visite specifiche. In alcuni casi, addirittura, non si presenta nemmeno la necessità di procedere con una cura farmacologica.

Ad ogni modo, esistono svariate situazioni differenti.

Nel caso in cui la donna presenti fibromi di piccole dimensioni ed in procinto di entrare in menopausa, o ancora, una giovane donna che desidera diventare madre, il primo trattamento sarà quello farmacologico.

L’obiettivo dei farmaci è proprio quello di ridurre i sintomi e soprattutto fare in modo che il fibroma non cresca esponenzialmente.

Una terapia come questa potrebbe, eventualmente, anche far “da ponte” verso una scelta di tipo chirurgica.

La terapia farmacologica è la prima, in tutti i casi, che viene presa in considerazione. Tuttavia però, può capitare che quest’ultima non sia sufficiente. Per cui, in situazioni come queste si opta per la chirurgia o per l’embolizzazione.